mercoledì 25 luglio 2012
TROPPO BELLA PER ESSERE ANCHE BRAVA
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In «Le Inutili apparenze» di Rita Bellacosa l'avventura di una donna verso il successo
Troppo bella per essere anche brava
Giuseppe Sanzotta Una donna in cerca di successo
Che merita per capacità, per cultura. Ma è una donna molto bella e la sua bellezza entra prepotententente nella sua carriera, la facilita e la ostacola, la costringe a compromessi. Ma lei si abitua a convivere con essa, sfruttando la capacità di seduzione, lasciando che gli uomini, quelli importanti e utili, ne siano attratti senza mai dare l'idea di usarla con cinismo. Una finzione o un compromesso che chissà quante donne hanno dovuto accettare o subire. È questa un po' la storia di Francesca raccontata nel bel libro di Rita Bellacosa: le inutili apparenze, Pironti editore. Leggendo il libro e percorrendo le vicende di Francesca, il personaggio centrale della storia, rimane aperta la domanda se la bellezza facilita sul serio la carriera di una donna? o se talvolta lascia aperta la porta all'insinuazione che i successi ottenuti siano più il frutto di fattori secondari che il giusto riconoscimento delle capacità. Problemni che in genere un uomo non si pone mai dovendo spesso aver a che fare solo con persone dello stesso sesso, perché ai maschi in genere spettano i posti di comando. Ma va detto che non è un libro femminista, nel senso che non vuole fare una denuncia, ma più semplicemente racconta una storia (non autobiografica assicura l'autrice) nella quale molte donne di successo potrebbero riconoscersi. Nello stesso tempo può essere la base per una discussione sul ruolo della donna oggi, sulla strada tortuosa che deve affrontare per emergere se vuole assecondare le proprie ambizioni. Sul rischio di essere considerata in senso dispregiativo una «velina» come se essere stata dotata da madre natura di bellezza o le apparizioni televisive possano essere degli elementi negativi. Come se intelligenza e cultura, siano un'esclusiva dei brutti. Detto questo l'autrice tratta il tema con delicatezza, preoccupandosi più delle sensazioni interiori e dei pensieri che dei particolari, così il libro non ha alcun momento in cui l'autrice induce alla lettura con particolari piccanti. Tutto è sfumato. Eppure tutto si intuisce. E questo è forse il pregio maggiore del libro, non c'è bisogno di scendere in particolari in modo dettagliato, eppure i personaggi appaioni distinti visibili, riconoscibili. Si intravedono i luoghi, si immaginano i volti. Traspaiono le emozioni, le ansie. C'è uno spaccato del nostro mondo che, anche se appena tratteggiato, emerge con chiarezza.
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RITA BELLACOSA IL TEMPO
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